Chi
siamo

IERI

Ero una bambina che giocava a scoprire nuovi orizzonti, nuove terre. Correvo a piedi scalzi tra gli agrumeti e gli uliveti, respirando il profumo intenso della natura. Seguivo i canali d’acqua con lo stupore negli occhi, osservavo ogni goccia farsi strada fino ai campi assetati. Scrutavo i gesti lenti e sapienti dei miei nonni, il loro amore silenzioso per la terra si rifletteva in ogni seme piantato, in ogni zolla accarezzata dalle loro mani segnate dal tempo.

La mia infanzia trascorreva stretta ai nonni, come ogni bambino di quell’epoca. In primavera ed estate, mia nonna raccoglieva la ginestra e i fiori di gelsomino, intrecciando con pazienza e devozione i fili della tradizione. La tessitura a mano mi appariva ancora viva in ogni coperta di ginestra e di lana che sfioravo con molta cura. D’inverno, la nonna raccoglieva le olive, mentre mio nonno, frantoiano che conosceva i sacrifici, si dedicava al frantoio del posto trasformando quei piccoli frutti verdi in un oro liquido prezioso. Anche lui, come molti, pensò alla strada dell’emigrazione, ma il richiamo della sua terra lo spinse a restare, e con lui si radicò nella nostra famiglia un amore indissolubile per queste terre.

Crescevo tra i racconti delle nonne, storie che sapevano di fuoco acceso e di sere d’inverno. Mio nonno, soldato e cuoco sul campo, narrava la vita lontano da casa, e la nonna la tramandava a noi, insieme ad antiche favolette, tra l’impasto del pane e la pasta fatta in casa. Insieme, con mani curiose, raccoglievamo origano e pomodori per sentire la nostra passata borbottare nei pentoloni. Con la stessa leggerezza, rubavo lumache alle foglie verdi, ignara dell’attesa che la natura richiede per ogni dono.

Mio padre, con lo sguardo sempre in avanti, nel 1972 acquistò il primo trattore, e con esso un pezzo di futuro. Da lì a poco il secondo trattore e un secondo terreno, poi altri ancora. L’orizzonte davanti a noi si espandeva sempre più. Per sostenere la famiglia, lavorava anche altrove, ma il cuore era sempre lì, tra le nostre zolle) Madre e padre, con sacrifici immani e con la tenacia di chi sa che la terra ripaga chi la ama, ripresero una tradizione di famiglia e la portarono avanti.

Così nacque la nostra azienda, radicata nella qualità e nella genuinità, avvolta nel calore delle tradizioni, nel senso autentico della famiglia e nei valori umani più puri. Nel 2017, ho raccolto quell’eredità come si raccoglie una fiaccola accesa, creando il mio frantoio. Fu l’anno della nostra prima produzione d’olio, mio padre fu la mia forza. Subito aprimmo le porte al mercato estero.

Nel 2018, con orgoglio e rispetto per le nostre umili origini, ho pensato al restyling del logo, e la nostra azienda divenne ufficialmente “Tenuta Versaci”: un nome che sa di terra baciata dal sole, di radici profonde, di sogni coltivati con mani forti e cuore pieno di passione. Un nome che richiama il desiderio di mio padre di creare una “tenuta”, partendo da quell’umile casetta di campagna dei primi del ‘900 immersa nella natura.

Quando oggi lo guardo, lo immagino ancora lì, seduto davanti al camino, lo sguardo rivolto oltre il tempo, circondato dagli attrezzi dell’agricoltura, al suon di un calesse che percorreva i campi. Le sue mani, sempre segnate dalla fatica e intrise di umiltà, selezionavano a quel tempo le olive e intrecciavano “crocette” di fichi secchi, inconsapevoli di dare origine a una storia che sarebbe durata nel tempo.